"LA CASA DI ICARO" olio su tela (70x50) - 2003


"LA STANZA SEGRETA" olio su tela (70x50) - 2008




"UR, LA CITTA' DEL DILUVIO" olio su tela (70x50) - 2003


"TALOS" olio su tela (70x40) - 2007


"LA DEA BIANCA" olio su tela (50x70) - 2003



Il dipinto mostra su un piano di legno una camera d’aria di ruota d’automobile, un tempo utilizzata come salvagente, all’interno della quale stanno al sicuro due barchette.
Sullo sfondo, un mare calmo, un mare che non mostra alcuna minaccia, un mare che rassicura.

Il titolo dell’opera “La Dea Bianca”, quella Ino Leucotea che Ulisse scorge durante il naufragio, rappresenta l’intervento in extremis della divinità. Quando tutto sembra perduto, infatti, Ino Leucotea invita l’eroe a indossare una fascia che, come un amuleto, lo preserverà dalla morte, ma di cui dovrà liberarsi prima di toccare terra.

L’opera si propone come rappresentazione del “mistero della vita”: il cerchio si completa, un’avventura si conclude, ma, come su una giostra, comincia un altro giro.
L’Eroe, come l’uomo, non può rimanere fermo, al sicuro dalle minacce del mare, non può tenere sempre con sé la “fascia che lo preservi dalla morte”; in egual modo le corde nel dipinto rendono assurda la funzione stessa delle barche e, in parallelo con la condizione umana, il fine ultimo della loro creazione.

"LA TORRE" olio su tela (50 x65) - 2002


"STASI" olio su tela (80x150) - 2004

"LA VETTA DEGLI DEI" olio su tela (150x90) - 2005





"NUNTIUS ACTIO" olio su tela (70x50) - 2005

Il dipinto riproduce una cornice/finestra oltre la quale, in bella mostra su un piano di legno, è situata, parallelamente all’osservatore, una scatola di cartone il cui lato, tagliato ed asportato, ne consente la visione interna.
Nella scatola vi è la ricostruzione di una ipotetica scena di “Annunciazione” del Beato Angelico, resa in forma di sagome ritagliate.
Dall’alto, una luce artificiale illumina la scena, accentuandone l’effetto prospettico e mettendo in controluce la figura dell’angelo posta in primo piano e in luce tutti gli elementi situati dietro.
Oltre la scatola, il buio di uno spazio non illuminato, pieno di cose che non sono visibili ma di cui si può percepire la presenza.
Tutta l’attenzione si concentra su quello che il fascio di luce rivela, bloccando l’azione in un tempo che va oltre la fisicità della materia per divenire aspirazione della condizione umana.
Il Divino si manifesta all’uomo facendogli scorgere solo una parte del proprio progetto, rendendo il mistero concreto e tangibile affinché la caducità umana possa trovarne ragione.
È l’eterno dilemma che affligge l’uomo, il conflitto tra la spiritualità e la materialità, tra l’anima e la carne.
La scatola custodisce l’immagine del sacro, rendendo materia il mistero affinché l’uomo non smarrisca la ragione dell’esistenza.

"IL TALAMO DI ULISSE" olio su tela (100x70) - 2005


"IL GIARDINO DI ZEUS" olio su tela (80x80) - 2007


(…) Guardando i suoi dipinti ci si sente avvolti da un meditativo silenzio. L’artista costruisce ambiti in cui riesce a far tacere il chiacchiericcio del mondo, sospingendoci fuori dai ritmi quotidiani, da quel susseguirsi di gesti, di ore e di giorni che spesso stenta a mostrarci il perché del loro incalzare, impedendo l’ascolto delle mille storie che ogni cosa custodisce e che Sciancalepore ci restituisce con la soavità del suo dipingere.
Un dipingere apparentemente realistico, se così vogliamo definire la riconoscibilità di ambienti e oggetti. Ma la riconoscibilità è subito sospinta verso territori spiazzanti, verso improbabili ambienti, per far in modo che ciascuno di noi si ponga finalmente domande, abbandonando le aride risposte della ragionevolezza, per liberarci verso l’affascinante interrogazione della realtà che, come diceva Lacan, è appunto irrappresentabile. (…)
(…) Sono scenari rarefatti, vagamente surreali, in cui spicca l’assenza della figura umana. Un tempo l’arte veniva giudicata “superiore” quando ospitava la figura umana per racconti eroici, mitici o religiosi. Ma con la modernità si è riconosciuto che anche gli elementi non umani sono portatori di profondi valori. Noi infatti ci esprimiamo anche mostrando il nostro rapporto con l’ambiente e con i suoi prodotti, che possono essere eleganti o grossolani, burleschi o drammatici, strazianti o sereni: vestiti dalla maestria della pittura di Sciancalepore ci sono offerti come puri stati d’animo. (…)
Carlo Adelio Galimberti
Presentazione della mostra personale “Una finestra sui nostri sensi”
Galleria "Ponte Rosso" Milano 2007

"LEUKE' - l'isola bianca" - olio su tela (50x70) - 2007

Leukè o l’Isola Bianca, è nel mito greco, un’isola per i naufraghi, ma anche un luogo per offrire sacrifici agli Dei. Nel dipinto “Leukè” olio su tela (50 x 70) di Paolo Sciancalepore, è rappresentata, in una sorta di teca/finestra, un’isola estrapolata dal suo contesto naturale e posta sul davanzale con una scatola di cartone contenente acqua che le bagna la costa, quasi a volerne conservare inalterata l’identità naturale. L’isola, nell’immaginario collettivo, rimanda immediatamente all’idea di salvezza, la salvezza fisica del naufrago; la sacralità del luogo invece è apparentemente affidata alla presenza di una croce eretta sullo sperone di roccia posto in primo piano. Sullo sfondo, un mare agitato che non riesce più ad esercitare alcuna minaccia per il navigante e non per la distanza del pericolo ma perché l’isola è come cristallizzata fuori dal tempo che inesorabilmente trascorre all’esterno della teca/finestra, preservando la purezza di tutto ciò che sta al suo interno, sottraendo fisicità alle cose.

“REDENZIONE” - olio su tela (50 x 70) - 2008




Il dipinto riproduce, su fondo scuro, un albero di melograno inserito in una sorta di “teca espositiva”; sulla sinistra, in primo piano, un pellicano nutre col proprio sangue i suoi piccoli.
La visione escatologica della cristianità in termini simbolici e metaforici è affidata ad alcuni elementi: l’albero, visto come centro mistico del cosmo, termine di congiunzione tra il mondo “sotterraneo” (le radici), quello “terrestre” (il tronco) e la dimensione “celeste” (la chioma), rappresenta la Vergine il cui frutto è il Redentore, la divinità incarnata che ci indica il cammino per la resurrezione alla vita eterna; la melagrana, come simbolo della Vergine Maria, è allegoria della concordia, della Chiesa e della fertilità; infine, il pellicano, come simbolo cristologico legato al sacrificio, alla carità e alla pietà.